Post più popolari

sabato 18 dicembre 2010

IV Domenica, 19 dicembre 2010


Liturgia della Parola
Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24

LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

…È MEDITATA
Nel racconto di Matteo campeggia la figura di Giuseppe come autentico “giusto”, cioè vero servo di Dio, umile, obbediente generosamente e totalmente disponibile agli oscuri ma sempre benevoli disegni di Dio.
Egli è l’uomo giusto anche perché crede alle promesse di Dio nel momento in cui queste risultano strane e improbabili e, comunque, scomode. Inoltre Giuseppe è l’uomo obbediente, disposto prima a rinunciare a Maria, poi a prenderLa in casa se così vuole Dio. Maria, la sua fidanzata, gli è in un certo senso “tolta” e in seguito “ridonata” in un modo ancora più alto, ed egli La riceve come dono di Dio.
La vicenda di Giuseppe è esemplare per noi, perché Giuseppe è un vero figlio di Abramo, padre dei credenti. Il falegname di Nazareth è grande perché davvero grande è la sua fede. Per questo uomo umile, disponibile e fedele, credere è lasciar fare a Dio. Credere è “consegnarsi a Dio totalmente e liberamente” (Dei verbum, 5), senza condizioni e senza riserve, senza ritardi e senza rimpianti, senza ricatti e senza sospetti.
Un secondo messaggio dello sposo di Maria riguarda la concezione della vita come mistero, come vocazione: la vita è una “missione speciale”. Questa concezione parte dalla domanda fondamentale, che non è: “Perché, Signore, non fai quello che voglio io?”, ma, al contrario: “Che vuoi, Signore, che io faccia?”. È la domanda di Saulo di Tarso, di Agostino di Ippona, di Francesco di Assisi, di Teresa di Calcutta.
La risposta a questa domanda si ottiene se ci si “disarma” davanti a Dio e si rinuncia a voler realizzare i propri sogni di au-toaffermazione, a soddisfare i propri bisogni di una sistemazione appagante, e si cerca sinceramente di discernere i disegni di Dio sulla propria vita. La vita – ci ricorda Giuseppe – è chiamata, è vocazione, non autovocazione; è missione, non autodestinazione.
Il terzo insegnamento di Giuseppe riguarda la sua condizione di vita: non è uno scriba addottorato sulla santa legge di Dio, né un sacerdote del tempio come Zaccaria; è un lavoratore, e precisamente un modesto falegname. La chiamata di Dio gli cambia la vita, non il lavoro. Ma Giuseppe ormai lavorerà per far vivere Gesù e la Madre di Dio. “Insegnerà al Figlio di Dio come muovere i primi passi di bambino e Lo proteggerà dagli artigli di Erode, e Lo accarezzerà con le sue ruvide mani di operaio, mani incallite dal lavoro” (Giovanni Paolo II). Comprendiamo perché in quest’ultimo tratto della strada che ci sta portando a Betlemme, la Chiesa ci affidi alla guida discreta e alla fedele, cordiale compagnia di Giuseppe di Nazareth. Come lui, anche noi siamo chiamati a entrare nel mistero di Dio, mettendoci totalmente al servizio del suo disegno.
Giuseppe ci insegna che Dio è con noi.
Ma per accoglierLo veramente, dobbiamo disfarci dei nostri piani e credere che anche nella nostra esistenza, nei momenti difficili e oscuri, nell’ora dell’insuccesso, del dubbio e del dolore, arrivi anche un messaggio di fiducia e di speranza. Dio ci ama e non può dimenticarsi di noi.

…È PREGATA
O Padre, Tu sei sempre fedele alle tue promesse: la tua grazia di-sponga i nostri cuori ad accoglierTi e restarTi fedeli. Amen.

…MI IMPEGNA
Voglio fare attenzione a seguire la volontà di Dio come mi viene espressa dalle circostanze che accadono e dalle indicazioni delle persone che hanno autorità nella Chiesa per la mia vita.

1 commento:

  1. Credere è “consegnarsi a Dio totalmente e liberamente” (Dei verbum, 5), senza condizioni e senza riserve, senza ritardi e senza rimpianti, senza ricatti e senza sospetti.

    RispondiElimina