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venerdì 31 dicembre 2010

BUON 2011 A TUTTI

BUON 2011 A TUTTI
Non ti auguro che nessuna nuvola adombri la tua via
e neppure che la tua vita futura sia come un'aiuola colma di rose,
non che tu non abbia mai rimpianti,
non che tu non debba mai provare dolore.
NO, non è quanto ti auguro.

Il mio augurio per te è
che quando altri ti metteranno delle croci sulle spalle,
tu possa essere valoroso nell'ora delle prove,
quando avrai montagne da scalare
e abissi da superare,
quando la speranza sarà ridotta
a poco più di un lumicino...

Che ogni dono che Dio ti fa, cresca con te
e che ti serva per donare gioia a chi ti vuole bene.
Che tu abbia un amico
che merita questo nome,
di cui ti possa fidare,
che ti aiuti quando sei triste,
che affronti con te le sfide
della vita di tutti i giorni...

Ti auguro ancora una cosa:
che tu possa nella gioia e nel dolore
sentire sempre la vicinanza di Dio.

Questo è il mio augurio per te
e per tutti quelli che ti vogliono bene.
Questo è il mio augurio per te
e per tutti i giorni a venire.

Benedizione irlandese

giovedì 23 dicembre 2010

L’ESTASI DI MARIA

L’ESTASI DI MARIA SS. IN ATTESA
DELLA NASCITA DI GESU’


  



Maria non è una mamma come tutte le altre, è la Madre di Dio! Cosa può aver provato nell’attendere la nascita alla Terra del Suo Figlio-Dio? È Gesù stesso che ce lo rivela in queste pagine ultraterrene.


Dice Gesù:[1]

«Se tutte le donne che non sono delle depravate conoscono l’estasi della gioia femminile pensando alla gioia della prossima maternità, quale estasi avrà raggiunto la santa Madre mia ormai prossima alla sua sublime maternità?
Maternità bene intesa è vertice d’amore. Più caldo dell’amore che unisce i figli di una sola cuna, più casto dell’amore che unisce due carni, l’amore materno, quando è giusto, è l’amore completo, perfetto e più alto degli amori della Terra.
Ma Maria non era soltanto la creatura che ama la creatura che si forma in lei e che è il frutto di un duplice amore di creature. Maria amava nel suo figlio Dio, a Lei venuto con la sua Volontà, col suo Amore, con la sua Ubbidienza, a farsi carne della sua carne.
Guardava l’inviolato ventre suo e lo vedeva ciborio del Dio vivo. Sentiva pulsare un altro cuore e lo sapeva Cuore di un Dio fatto carne. Anticipava col desiderio il momento di fare delle sue braccia l’altare mio per la prima offerta dell’Ostia di perdono. Ed a Se stessa giurava di amarmi come solo Essa, senza peso di colpa, poteva amarmi per riparare in anticipo ciò che già faceva lacrimare il suo occhio e sanguinare il suo cuore: le torture della mia missione di Redentore.
Se è costume dei pii di compiere uno spirituale ritiro alla vigilia di un evento per loro importante, per poter conoscere la Volontà del Signore ed esser degni della sua benedizione sull’opera che sta per iniziarsi, potete ben comprendere come questa Creatura, già perfetta nella orazione, si sia cinta di mistici veli per isolarsi in uno spirituale ritiro che sempre più crebbe quanto più l’evento era prossimo a compiersi.
Il viaggio da Nazareth a Betlemme fu compiuto da Maria come se la stessa fosse circondata da una mistica clausura aperta solo verso il Cielo, che sempre più si avvicinava a Lei per esserle sopra con tutti i suoi splendori, le sue teorie angeliche, le sue armonie celesti, come velo di baldacchino regale trapunto di gioielli.
Era già nell’estasi. E la folla che vedeva passare un uomo silenzioso conducente alla briglia un asinello cavalcato da una poco più che fanciulla tutta assorta in un suo pensiero interiore, si scostava perché pareva che una luce emanasse da quel gruppo e dietro ad esso rimanesse un profumo celeste. E non sapeva la folla spiegare il perché i più poveri fra essa paressero dei re davanti ai quali le folle si dividono in ossequio come onde di mare solcate da maestosa nave.
Era la Stella del Mare che passava, era la nave portante la Pace che passava fra la guerra del mondo, era la Vincitrice che passava dove Satana aveva strisciato, per mondare la via al Verbo che veniva per ricongiungere Cielo a Terra.
Pallida e mite andava incontro all’Amore, non più unicamente abbraccio di fuoco spirituale, ma tepore di carni vere che eran di donna ma che erano Dio, e quando Giuseppe rompeva quell’estasi penetrandovi rispettoso come varcasse le soglie di Dio, per dare alla sua Donna conforto di cibo e riposo, non erano parole lunghe, ma solo uno sguardo, una parola: “Giuseppe!”, una stretta di mano, e in Giuseppe si rovesciava l’onda dell’estasi come da coppa colma fino al bordo.
Le parole turbano l’atmosfera dove vive Dio. Né per i giusti occorrono parole per esser fatti persuasi della presenza di Dio e dei mirabili effetti di essa presenza in un cuore.
O si crede o non si crede. Se avete Dio in voi credete poiché sentite Dio, oltre i veli della carne, vivente in una creatura. Se non avete Dio, nessuna parola può farvi persuasi della fusione di Dio ad un cuore umano. È la fede che dà capacità di credere, ed è il possesso di Dio che dà possibilità di vedere Dio vivente in un vostro simile. Non si può spiegare con metodo umano il mistero di Dio, i perché di Dio. Sono al disopra dei vostri metodi. Solo vivendo umilmente nel soprannaturale potete vedere, per lo spiraglio aperto dalla Bontà, per voi, gli spirituali rapporti e gli estasianti contatti fra un’anima e Dio.
Come faville danzanti in un incendio, le creature prescelte da Dio per l’estasi vivono in una festa di fulgori, in un ruggire di fiamme divine, in un fondersi di favilla a fiamma per sempre più vivere, accendersi e accendere. Alimento che si alimenta al Centro dell’Amore, esse portano all’Amore il loro amore e ne aumentano la gloria, e da esso Amore traggono vita e gloria propria.
Maria aveva in Sé il Fuoco santissimo ed era fuoco. E le leggi della vita erano quasi annullate da questo vivere d’ardore. E sempre più si annullavano quanto più l’incendio si avvicinava per mutarsi in Carne testé nata, onde nel momento beato del mio apparire al mondo Ella sprofondò nell’estasi, nel fulgore del Centro di Fuoco da cui emerse portando sulle braccia il Fiore dell’Amore,  passando dalle voci della divina Fiamma alle melodie angeliche, dal rutilare della Trinità contemplata fino alla fusione, alla visione dei cori angelici scesi a dare l’annuncio alla Terra e la promessa di Pace ed a fare corona alla Madre Regina, alla Madre del Re dei re, e dopo aver abbracciato Dio col suo spirito rapito abbracciò il Figlio di Dio, suo Figlio, con le sue braccia che non conoscevano abbraccio d’uomo



[1]Maria Valtorta -  I Quaderni del 1943  – 27-11 – ed. CEV.
http://www.youtube.com/watch?v=ksQVwbbseSg

mercoledì 22 dicembre 2010

....festeggia lo stesso!

Anche se non ci fosse assolutamente nessuno vicino a te, festeggia lo stesso questo periodo natalizio.

Non dire mai che non serve a niente mettere decorazioni e fare preparativi per il Natale, quando si e' soli.
C'e' una ragione, la migliore di tutte : tu....Tu sei importante per il Signore, come qualsiasi altra persona sulla terra.
Questo e' un periodo molto speciale, quindi fanne parte anche tu, in un modo speciale, con la musica e tutto il resto.
Se fai in modo che restare con te sia una gioia, non resterai solo...

Auguri Scomodi

AUGURI   SCOMODI
 
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire.
Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora,
vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
 
Don Tonino Bello ( già Vescovo di Molfetta )

lunedì 20 dicembre 2010

BUON NATALE



Racconti di Natale

NATALE COL MIO ANGELO CUSTODE
Alvaro Correa - © 2009 Edizioni Art - Via dei Del Balzo, 10 - 00163 ROMA Tel. 06/66527784 - Fax 06/66527907

Il sasso messaggero

Giacomo tese la fionda e lanciò il sasso verso la pancia della nuvola più bianca che cera in cielo. Il sasso era gran­e quanto una noce ma, man mano che si allontanava, diventava come la più minuscola delle macchie di un dalmata.
- "Dài, in alto, più in alto!", urlava il bambino a gran voce. Se non fosse stato per la legge di gravità, quel sasso avrebbe potuto forare la nuvola da parte a parte e infrangere il parabrezza di qualche navicel­la spaziale. Che spavento per gli astronauti! Ma ci mise di più Giacomo a perdersi in tali fantasie che quel mini-proiettile a ricadere sulla terra.
Era il 24 dicembre. Come ogni anno, Giacomo, un ragazzino sor­ridente e irrequieto come uno scoiattolo, lanciava il più in alto possibile un breve messaggio che aveva scritto a Gesù Bambino. In effetti, il giorno prima aveva trascorso l'intero pomeriggio a incidere le parole, come uno scultore egizio, su di un sasso che aveva scelto tra i più lisci e chiari di un vicino ruscello.
Giacomo si appoggiò alla ringhiera della terrazza di casa e cercò di indovinare dove fosse caduto il sasso. Era difficile perché tra lui e quel punto indefinito si estendevano il giardino di casa sua, il viale che porta in paese, un pendio, il ruscello e una macchia di castagni. Il bam­bino semplicemente fissò lo sguardo in quella direzione, fece un gesto di saluto e ripose la fionda nella tasca posteriore.
- "Hai già spedito il messaggio?" gli domandò la sua sorellina, Sofia, affannata dopo aver salito le scale di corsa. La risposta era ovvia, dal momento che suo fratello aveva appena rinfoderato l"'arma".
- "Perché non mi hai aspettato! Volevo vederti!".
Perché Sofia ci teneva a vedere suo fratello lanciare quel sasso? Non tanto per curiositù da sorella minore, perché gliel'aveva visto fare cen­tinaia di volte e sapeva che, per la sua mira infallibile, Giacomo non aveva rivali tra i bambini del paese. La ragione era che Giacomo le aveva confidato che, se Gesù Bambino avesse letto il suo messaggio, sarebbe accaduto qualcosa di straordinario. E tutti sanno quanto siano allettanti le sfide per i bambini.
- "Fin dove è arrivato il sasso?", domandò Sofia, guardando in cielo e coprendosi gli occhi con una mano per ripararsi dal sole.
- "In alto, molto in alto! Fino a quella nuvola!", le rispose Giacomo indicando quella che aveva scelto, la cui pancia era ancora tonda e brillante.
- "L'hai colpita?".
- "Certo! Non vedi che ha un buco in mezzo?".
Si poteva dubitare che la fionda di Giacomo fosse tanto stroordino­ria, ma lui non credeva di esagerare sulla portata del suo tiro. Il suo cuore palpitava ancora per l'emozione di aver lanciato il suo messag­gio di Natale a Gesù Bambino.
Giacomo e Sofia scesero le scale a due a due, mentre la mamma, intenta a badare ai fratelli più piccoli, raccomandava loro di fare attenzione.
- "Mami, Giacomo ha appena lanciato il messaggio a Gesù Bambino", le sussurrò Sofia all'orecchio. La signora sorrise e abbroc­ciondoli si limitò a dire:
- "Sono molto contenta. Ne sarò felice, ma ricordatevi che Gesù Bambino non sa ancora leggere. Sarà la sua mamma, la Vergine Maria, a leggergli il messaggio".
Poco dopo, Giacomo correva a tutta velocitù sulla sua bicicletta verso il paese. Voleva vedere come proseguivano i preparativi per il Natale in casa dei suoi amici, in piazza e in parrocchia. Avrebbe rice­vuto notizie di prima mano, perché i suoi migliori amici erano Fernando, figlio del sindaco, Gerardo, cugino del padrone del nego­zio di giocattoli, Alfonso, figlio della preside, Marco, figlio del campa­naro e Bartolomeo, nipote di Don Andrea, il parroco.
Arrivando sul ponte di legno che attraversava il ruscello, Giacomo fermò la bicicletta. Messo giù un piede, guardò verso il bosco ed ebbe la certezza di aver lanciato il suo sasso più lontano dell'anno preceden­te. Si stava bene all'aperto e Giacomo senti l'impulso di addentrarsi un poco fra gli alberi. Non pensava di poter trovare il sasso, anzi, giustamente voleva essere sicuro di non trovarlo, a conferma del fatto che il suo messaggio era stato ricevuto lassù, in cielo.
Deciso, girò il manubrio e lasciò il sentiero che portava in paese. Subito dopo il ponte c'era un sentiero che si addentrava nel bosco, rico­perto da un tappeto di morbide foglie. Giacomo avanzò. Arrivò fino a un lieve pendio, scese dalla bici e l'appoggiò ai piedi di un albero da cui pendevano ancora alcune corde che aveva legato, giorni prima, insieme ai suoi amici. Diede uno sguardo per intravedere a malapena casa sua e calcolò la traiettoria che presumibilmente il sasso aveva seguito.
Giacomo prese a canticchiare una canzoncina natalizia. Il sole filtrava tra i rami degli alberi e qualche uccelletto cinguettava allegramente. Si sof­fermò a osservare un paio di scoiattoli che scorrazzavano sul tronco di un rovere centenario. Erano senza dubbio Romeo e Giulietta. Li aveva bot­tezzati così la prima volta che li aveva visti, e da allora era solito portar­gli un po' di noccioline e biscotti. Gli scoiattoli si fermarono e lo fissaro­no. Il bambino mise la mano in tasca, frugò a fondo e riuscì a trovare un paio di noccioline. Furono una gustosa merenda
Seguendo il sentiero giunse ad una radura; giudicò che il suo mes­saggio poteva essere atterrato da quelle parti. Si chinò e cominciò a cercare sul terreno attorno, interamente ricoperto da foglie secche, rami e funghi e qualche lumaca vi si aggirava senza timori. In quel momento senti una deliziosa melodia, alcune note di flauto dolce, che resero più magica l'atmosfera del bosco. Il bambino si girò su se stes­so per vedere chi era che stava suonando e vide avvicinarsi un giova­ne, vestito di bianco, il quale smise subito di suonare e con un inchino lo salutò.
 

La grotta della natïvità

"Ti piace il suono del flauto?" chiese a Giacomo quel giovane, con una voce che pure sembrava provenire da uno stru­mento, tanto era delicata e musicale.
- "Si, mi piace", rispose timidamente Giacomo, mentre lo scru­tava dall'alto in basso. Il giovane sembrava fatto di aria brillante e le sue vesti, ampie come tuniche, ondeggiavano mosse da un vento che il ragazzino non percepiva.
- "Non temere Giacomo".
A dire il vero, il bambino non era spaventato, ma sorpreso. Gli chiese: - "Chi sei?".
Il giovane gli sorrise benevolmente, come un amico che, presentato­si all'improvviso, non viene riconosciuto.
- "Forse è meglio se prima rispondi tu ad una mia domanda". Giacomo annuì e placò la sua curiositù. Sì, qualcosa gli disse che era più importante sapere qual era la ragione di quell'incontro: forse quel giovane era lì perché era stato mandato da Qualcun altro, e allo­ra sarebbe stato meglio saperne di più.
- "Cosa vuoi sapere? Credo che tu ne sappia più di me".
Il giovane parve lieto di sentire parole così piene d'umiltà e, facen­do un passo avanti, gli disse: - "Giacomo, vuoi fare adesso quello che hai scritto con tanto amore a Gesù Bambino?".
Il bambino chiuse gli occhi e la sua memoria lo portò al pomeriggio pre­cedente, a quel sasso che ruotava tra le sue dita come un mondo in minia­tura. Le parole che aveva inciso mandavano bagliori dorati. Quell'immagine nella sua mente era così nitida e chiara che per un momen­to dubitò che si trattasse solo di un ricordo. Aprì gli occhi e si rese conto che il giovane era ancora lì, di fronte a lui. No, non era un'illusione.
- "Allora, il tuo silenzio è un sì?", chiese il giovane. - "Sì, va bene", rispose Giacomo.
Appena le sue labbra pronunciarono quel decisivo "sì", sentì che il vento che agitava le vesti del giovane ora giungeva fino a lui. Era come una dolce carezza che iniziò ad avvolgerlo tutto. Il giovane lo prese per mano e insieme si alzarono in volo. Quella era una sensazione che Giacomo aveva provato solo nel mondo dei suoi desideri. In un batter d'occhio stavano già arrivando alla bianca e rotonda pancia della nuvo­la sua "amica". Ma, quando Giacomo fece per toccarla, iniziarono una rapida discesa, come un'aquila rapace. Stranamente il bambino non sentì lo stomaco arrivargli in gola, come succede sulle montagne russe. Al contrario, il vento continuava a mulinare intorno a lui, delicatamente, come se viaggiassero in una bolla d'aria condizionata. Giacomo intuì che quel giovane si muoveva portando con sé un pezzo di cielo.
Toccarono terra in campo aperto, vicino ad alcune case semplici, costruite con mattoni e paglia, e appena imbiancate da una mano di calce. Certo, era curioso di sapere dove si trovavano, ma Giacomo aveva ancora una domanda in sospeso.
- "Senti, tu sei un angelo, vero? ... E ce l'hai un nome o ti chiami solo 'angelo'?".
Dal momento che si trovavano in piena missione, quel giovane non poteva non rispondere:
- "Sì, sono un angelo. Scusa se non ti ho detto prima il mio nome, ma è che mi piace come mi chiami tu".
- "Ah, sei Angioletto?".
La differenza tra "un angelo" e "Angioletto" non era esclusivamente nel diminutivo. Per Giacomo "angeli qualsiasi" erano quelli che vedeva raffigurati nei libri di religione, nelle bibbie illustrate o negli affreschi della parrocchia. Ma Angioletto era e solo poteva essere il suo ange­lo custode, quello della preghiera quotidiana che dice: «Angelo di Dio, che sei il mio custode...».
Il ragazzino, felice, lo abbracciò. Cosa si prova ad abbracciare un angelo? ... Un giorno lo chiederemo a Giacomo.
- "Sai, io pensavo che tu avessi la mia stessa età. Come potevo rico­noscerti?".
- "Hai ragione, Giacomo, sono un po' più 'grande' di te, per poter­ti servire meglio. Comunque, sappi che per noi angeli non contano né l'età né la statura, perché non abbiamo nessuna delle due. La figura di me che i tuoi occhi vedono ora, è quella che Dio ha pensato adegua­ta per permettermi di incontrarti".
Il ragazzino capì, ma non del tutto. A undici anni tutte le cose erano semplicemente belle, perché Giacomo le accettava con amore.
Fu allora che Angioletto gli mostrò una grotta che si apriva ai piedi di un monte. Il bambino non l'aveva notata prima, e rimase stupito per­ché non ricordava ci fossero grotte nei pressi del suo paese.
- "Giacomo, siamo arrivati alla Grotta della Natività. Ci aspettano".

Tu sei l'Immacolata

preghiera della notte

LA PREGHIERA DELLA NOTTE

In questo capitolo vorrei insegnarvi alcune preghiere speciali di guarigione che ci aiutano a rimanere in Gesù.  Il titolo per se stesso spiega l'essenza di questa preghiera che deve essere fatta mentre la persona per la quale preghiamo sta dormendo.  Di certo non è un'impresa facile sapere quando la persona alla quale vogliamo dirigere la preghiera sta dormendo specie se questa non vive nella nostra stessa casa; pertanto dobbiamo dire a Gesù di svegliarci quando la persona sta dormendo in modo da non fare alcuno sforzo e rischiare quindi di ammalarci di insonnia.
LASCIA CHE GESU’ SI OCCUPI DEI TUOI PROBLEMI
Spesso mi capita di incontrare suore che pur essendo buone, osservanti, consacrate al Signore, con un grande spirito di servizio, praticamente delle ottime religiose, vivono in uno stato di profonda tristezza.  Quando chiedo loro il perché di quello stato mi rispondono di pregare perché questo o quel membro della loro famiglia ha un grave problema.
Queste risposte mi rattristano molto dal momento che un'anima consacrata è la sposa di Cristo e se soffre è solo perché non è capace di donare i suoi problemi all'Amato che è Cristo stesso.  Egli è lo sposo ed ha la soluzione per ogni problema!  Vive accanto a lei!
S. Agostino dice che Dio sta più vicino a noi di quanto noi stessi lo siamo con il nostro essere.  Immagina una sposa di Gesù; egli abita in lei e possiede ogni tesoro celeste, ogni risoluzione possibile ed immaginabile.  Racconta il tuo problema a Gesù.
Di recente ho avuto modo di incontrare una suora che mi raccontava che il marito della sorella era andato via di casa per convivere con un'altra donna.  Era molto angosciata e mi chiedeva quale preghiera poteva recitare per aiutare la sorella.  In questo specifico caso si può fare la preghiera della notte contemporaneamente per la sorella, il marito e l'amante di quest'ultimo.
COME FARE LA PREGHIERA DELLA NOTTE
Come ho accennato all'inizio del capitolo, questa preghiera si chiama così perché si fa mentre la persona interessata sta dormendo.  Gesù stesso provvederà a svegliarci quando questa dorme.
Se hai problemi di insonnia non preoccuparti perché Gesù ti sveglia e quando avrai terminato di pregare ti riaddormenterai perché è lui che ti sveglia e che ti aiuterà a riaddormentarti.
Si recita mentre la persona dorme perché il fine di questa preghiera è guarire il subcosciente della persona e il subcosciente è sveglio quando questa sta dormendo.
La memoria di ogni persona è divisa in due parti principali, cosciente e subcosciente.  La prima parte rappresenta solo il 10% della memoria.  Questa rimane sveglia quando la persona è sveglia ed è quella parte che conserva tutte le cose che ci ricordiamo, ad esempio ciò che abbiamo fatto ieri o addirittura 50 anni fa.  Quando la persona dorme questa parte attiva si addormenta.  L’altro 90% della memoria, che conserva tutti i ricordi del passato, perché nulla viene cancellato, si chiama subcosciente.  Tutto ciò che abbiamo vissuto viene conservato in questa parte della nostra memoria.
Mentre la persona dorme il subcosciente si sveglia.  In questa parte risiede tutto il male che la persona ha subito durante la sua vita.  In essa sono conservati anche i ricordi belli che non arrecano danno. Quando la persona sta dormendo il subcosciente si sveglia e comincia a stuzzicarla indisponendola. S. Paolo rendendosi conto di questa realtà dice: " ... faccio quello che non voglio fare perché il peccato è in me".
Questo non significa che non ci liberiamo mai dal peccato perché dopo la confessione ne siamo liberi ma ne rimane il ricordo doloroso che durante la notte si sveglia e attiva in noi la parte incosciente della mente.  Al nostro risveglio, l'indomani, sentiamo uno strano senso di nervosismo.
Non ci rendiamo conto di qual’è il vero problema. Non ricordiamo i sogni fatti ma sappiamo solo di essere tristi.  Perché?  Perché la parte incosciente durante la notte si è messa in azione in noi producendo un grande malumore.
La preghiera della notte ha come scopo il chiedere a Gesù di accompagnarci nella parte subcosciente della vita della persona che ha ricevuto del male per aiutarla a guarire dal suo doloroso ricordo.
Facciamo un esempio pratico: decido di pregare per la mia mamma.  Invito Gesù e gli dico: "Gesù, voglio pregare per mia madre, voglio fare per lei la preghiera della notte.  Per favore svegliami quando lei dorme".
Durante la notte mi sveglio e mi ricordo che ho chiesto a Gesù di essere svegliata per pregare per mia madre.
Io sono a conoscenza che mia madre in tenera età ha perso il papà e questo ha causato in lei un forte dolore che ancora oggi le procura un'immensa tristezza.  La stessa tristezza l'ha trasmessa a noi figli; pertanto decido di pregare per lei.
Può essere che io non vivo con lei o non ho molta confidenza per chiederle di pregare insieme. Forse ella non accetterebbe la mia preghiera, o addirittura non crede in Dio.  Tutto questo non ha importanza, io dico a Gesù che voglio pregare per lei.  Mi sveglio e dico a Gesù: "Gesù io non so dove sta mia madre in questo momento ma tu lo sai. Io non posso entrare nella sua stanza perché non vivo con lei, tu però puoi farlo.  Gesù io ti presto la mia mente, il mio cuore, tutto il mio corpo, tutto il mio essere affinché uniti preghiamo per lei".
In questo momento immagino Gesù che mi prende per mano e insieme andiamo nella stanza di mia madre.  Gesù entra si avvicina a lei che sta dormendo, le mette la mano sulla testa, le bacia la fronte, la appoggia sul suo petto e le dice: "Figlia mia, io Gesù di Nazareth, ti amo molto, io sono il tuo Dio.  Dio mio Padre ti ama molto.  Dio, mio padre, io e il tuo papà terreno ti amiamo".
Anche se io sapessi dove vive mia madre comunque non potrei entrare dove ella dorme senza bussare alla sua porta e quindi svegliarla.  Con Gesù invece la cosa è diversa, posso toccarla mentre lei continua a riposare.
Mentre mia madre sta dormendo il suo subcosciente, che contiene il dolore provato per la morte del suo papà, è sveglio e Gesù già lo sta guarendo.
Nel momento in cui Gesù si è avvicinato a lei, l'ha abbracciata, accarezzata e le ha detto che l'amava è iniziato il processo di guarigione perché in lei è entrato a poco a poco l'amore di Gesù.  La sua ferita era rimasta ferma a quando aveva 5 anni ed anche se oggi ne ha 50, dato che nella sua mente i ricordi sono stati registrati in ordine cronologico, la lacuna è rimasta al quinto anno di vita.  E' come se in un nastro di audio cassetta, al quinto minuto ci fosse un vuoto superato il quale la registrazione riprende in modo regolare.  Fin da quel momento ella non ha più ricevuto un abbraccio paterno ed ora Gesù ha ricolmato quel vuoto d'amore con il suo tenero abbraccio.
E’ importante, durante questa preghiera, pronunciare esplicitamente il nome di Gesù di Nazareth per evitare l'intrusione del nemico perché anche gli spiritisti entrano nella mente delle persone accompagnati da Satana.  Insieme a Gesù dobbiamo parlare alla persona per la quale preghiamo e comunicarle amore.  E’ importante parlare dolcemente alla persona e ripetere "Dio, mio  Padre, ti ama. Io Gesù di Nazareth ti amo......
Dovete immaginare che Gesù abbraccia la persona, l'accosta sul suo petto, le bacia la fronte e le parla.
Nel caso della mia mamma Gesù potrebbe dire: "tu non sei orfana, tu hai un papà molto buono, mio Padre Dio ti ama molto, il mio papà Celeste ti ha prestato un papà sulla terra, (si consiglia di dire il nome del padre), papà ti voleva bene ed è stato un uomo speciale.  Egli è stato chiamato nei cieli perché aveva già compiuto la sua missione sulla terra. Io Gesù di Nazareth ho promesso a tuo padre che non ti avrei lasciata sola, io ti ho amata, per questi 45 anni, con un amore speciale, con un amore del Padre Celeste.  Tu non sei orfana, hai tre papà, Dio, S. Giuseppe e il tuo papà terreno.  Non essere triste, mio Padre ti ama, ti amiamo, tu sei preziosa ai nostri occhi, non sei sola, rallegrati, ti amiamo".
Qui potrebbe terminare la preghiera.  Gesù ha riempito di amore i 50 anni di mia madre.  Al suo quinto anno di vita le ha mostrato che non era sola, le ha mostrato che aveva due papà oltre quello terreno e che quest'ultimo l'amava molto anche se aveva dovuto lasciarla prima del previsto.
Gesù l'ha abbracciata, baciata, fatta sentire importante.  Egli ha risanato la ferita sanguinante che c'era nel suo cuore ritornando al quinto anno della sua vita.  Gesù viene, non per cancellare il dolore provato ma per guarire la ferita che esso ha procurato.  In altre parole, dalla parte subcosciente della mente non scompare il ricordo, ma attraverso la preghiera della notte, quel ricordo che era doloroso, si converte in un ricordo positivo con la presenza di Gesù.  Egli con amore guida quella bimba ferita a donare a Dio il suo papà.  Egli le chiede: "Me lo restituisci, lo portiamo a papà Dio?  Tu non soffrirai perché io mi prenderò cura di te.  Mio Padre ti darà tutto quello di cui hai bisogno e aiuterà tua madre".
Le successive preghiere che si faranno per questa persona, consisteranno proprio nell'aiutarla a donare il papà a Dio senza riserve: "Figlia mia, mi permetti di portare via tuo padre? Io non te lo tolgo.  Mio padre te lo prestò e ora lo reclama, glielo restituiamo? Io non ti lascerò sola, insieme a tuo padre, dal cielo, ci prenderemo cura di te, perché papà ti ama molto.  Anche io, mio Padre e S. Giuseppe, ti amiamo molto, ti amiamo di amore eterno".
DURATA E MODALITA’
Questa preghiera può durare 2, 3, 4, 5 minuti ma non di più.  Bisogna farla ogni notte per almeno tre settimane.  E' importante la perseveranza perché dobbiamo far conto di voler cercare di incidere qualcosa su di un nastro contenente già una vecchia registrazione.  Non abbiamo la possibilità di pulirlo e poi registrare ma dobbiamo, alla presenza di Gesù, sovrapporre la stessa incisione e, con lui, ogni cosa negativa diventerà positiva.
Durante questa preghiera prestiamo a Gesù tutto il nostro essere, lo invitiamo a venire con noi dove si trova la persona.  Lui la può amare in corpo ed anima e noi lo accompagniamo con lo spirito.  Preghiamo su di un'area della vita della persona che è danneggiata.  Se noi non dovessimo conoscere questa area semplicemente limitiamoci ad offrirla a Gesù e chiediamogli che agisca su di essa.  Generalmente questa preghiera dà buoni risultati.
Per esempio un bambino ribelle e capriccioso che per ottenere qualche cosa grida e scalcia a terra, può ricevere dalla mamma questa preghiera. Quando il bambino dorme ella può avvicinarsi al suo lettino e accarezzandolo, poggiarlo sul suo petto oppure fare questo con l'immaginazione pregando dalla propria stanza o da qualsiasi altro posto.  Può immaginare Gesù che lo tocca, lo abbraccia e gli dice: "tu sei il mio piccolo tesoro. Io, Gesù di Nazareth ti amo molto perché sei un bambino molto speciale".
Bisogna pregare in modo tale che tutto ciò che è negativo deve tramutarsi in positivo. E’ necessario immaginare Gesù che lo abbraccia e gli parla con amore: "tu sei buono, dolce, speciale.  Tu ami tanto la tua mamma e il tuo papà. I tuoi genitori sono buoni e ti vogliono bene.  Anche mio Padre ti ama.  Tu sei il figlioletto di mio Padre, io sono il tuo fratello maggiore.  Noi ti abbiamo prestato un papà e una mamma sulla terra perché tu li amassi, e tu gli vuoi tanto bene.  Abbracciali, baciali, papà e mamma ti vogliono molto bene".
Terminata la preghiera analizzate i risultati e vedrete la gloria di Dio.
UN RAGAZZO RIBELLE CAMBIA VITA
Una volta P. Dario Betancourt andò a predicare in una città del Messico e nella casa dove l'avevano ospitato vi era un ragazzo molto ribelle di circa 15 anni.  Era dispettoso e non voleva più studiare. I genitori erano stanchi di lui e lo volevano affidare ad un istituto.  Dopo la cena il ragazzo, che non si era neppure seduto a tavola, andò a dormire. I Genitori disperati chiesero aiuto a P. Dario affidando il ragazzo alle sue preghiere.  Ormai sentivano solo odio per quel figlio e non ce la facevano più.  Negli ultimi giorni aveva sabotato l'aereo di suo padre.  Aveva rubato le chiavi e dopo aver avviato i motori era saltato da esso causando un grave incidente.
P. Dario li invitò a pregare con lui.  Stesero le mani sul muro della stanza del figlio immaginando che Gesù entrava nella stanza e lo abbracciava, lo baciava e gli diceva: "Tu sei un bravo giovane, sano, giudizioso, tu sei il migliore figlio, che i tuoi genitori avessero potuto desiderare, sei un bravo alunno.  Papà e mamma ti amano molto, sii buono con loro, amali. Io Gesù di Nazareth ti amo".
La preghiera durò solo un minuto dopo di che andarono a dormire.  La mattina dopo mentre i genitori stavano facendo colazione arrivò il ragazzo e diede loro un bacio.  Fino a quel giorno non li aveva mai baciati.  Sedutosi a tavola raccontò che aveva fatto un sogno e aveva visto i suoi genitori che insieme a P. Dario stavano pregando per lui e gli dicevano che era buono, che era il migliore alunno della sua scuola e che per premiarlo lo avrebbero portato alle Maldive. I genitori rimasero immobili, non credevano ai propri occhi.  Da quel giorno è diventato davvero un figlio esemplare e si è laureato con i migliori voti.
UNA GIOVANE OTTIENE BENEDIZIONI PER PIU’ MEMBRI DELLA SUA FAMIGLIA
Ho insegnato questa preghiera in diverse parti del mondo sperimentando sempre frutti meravigliosi.  Ricordo che una volta, una giovane mi spedì una lettera con la quale mi raccontava che aveva fatto la preghiera della notte per diverse persone della famiglia.  La prima volta l'aveva fatta per una zia, con la quale viveva, per farle sentire l'amore di Gesù Cristo e perché la guarisse dalla ferita che le aveva procurato il divorzio.  Erano molti anni che ella prendeva pastiglie per dormire. Prima di terminare la preghiera per la seconda volta, aveva iniziato a riposare senza dover assumere più alcuna medicina e pian piano aveva recuperato completamente la salute e la serenità.  La zia non sapeva che la ragazza stava pregando per lei, altrimenti non lo avrebbe accettato.
In seguito, la giovane mi riscrisse raccontandomi che aveva pregato anche per un nipotino che non parlava e non udiva. I medici non riuscivano a capire cosa avesse.  La mamma, prima di concepirlo, assumeva anticoncezionali.  All'inizio, la giovane, nonostante facesse la preghiera della notte non riusciva ad ottenere alcun risultato.  Decise così di regalare alla donna due cassette i cui titoli rispettivamente erano: "La preghiera della notte" e "Come conoscere se stessi".  Fisicamente il bimbo non è guarito ma spiritualmente è un bimbo pieno di Dio e la sua è una famiglia serena.
UN PADRE SI RENDE CONTO DELL'AMORE DEI SUOI CARI
In un'altra occasione stavamo predicando con P. Dario in Guatemala a 1500 giovani ai quali insegnammo la preghiera della notte.  Tra la folla vi erano due fratelli.  Il loro papà era un uomo molto difficile, beveva, trattava male la madre e i figli e spesso la sera non tornava a casa.
Gesù conosce le intenzioni del cuore e soccorse questi due giovani.  Una sera, rientrati a casa si misero d'accordo per fare la preghiera della notte per il loro papà.  Gesù ispirò loro di farla alle 5 del pomeriggio, orario in cui il padre usciva dal lavoro e generalmente andava a bere e a cercarsi una donna.  Si recarono nella stanza del padre e poggiarono le mani sul suo guanciale dicendo: "Signore Gesù noi non sappiamo dove si trova nostro padre in questo momento ma tu lo sai, questa è l'ora in cui lascia il lavoro.  Signore Gesù guardalo, perdonalo, amalo.  Non lasciare che cada nel peccato e se qualche donna sta peccando con lui perdona anche lei.  Fa' che non pecchino e che si salvino."
Mentre stavano pregando squillò il campanello, la mamma aprì e sull'uscio della porta c'era il loro papà.  Entrambi spaventati, abbandonarono immediatamente la stanza.  Il padre era ritornato a causa di un dolore incredibile allo stomaco, e desiderava riposare.  Il giorno dopo, alla stessa ora, i due giovani ritornarono nella stanza a pregare.  Chiesero ancora a Gesù di non farlo peccare e di perdonarlo.  Dopo pochi minuti rientrò il padre con dolori lancinanti allo stomaco, diarrea e vomito.  Trascorsero così diverse settimane e il papà, puntualmente, intorno alle cinque, rientrava a casa distrutto. I ragazzi compresa la manovra del Signore, d'accordo con la madre, iniziarono a pregare affinché quest'ultima trovasse la forza di perdonarlo.  Iniziarono a ricolmarlo di attenzioni, con tanto amore e tanta carità.  Nessuno si rallegrava per il suo stato di salute.  L’uomo non riusciva più a restare fuori di casa perché dopo il lavoro non ce la faceva a fare niente.  Trascorsi alcuni mesi cominciò a riflettere.  Sentì che non gli importava se non poteva stare fuori in strada la sera, perché aveva una famiglia che lo accudiva, lo coccolava e lo amava.  Capì che li aveva fatti soffrire molto e decise di chiamarli accanto a sé per chiedere loro perdono per non essere stato capace di valorizzare la splendida famiglia che  Dio gli aveva donato.  Chiese perdono per non aver mai saputo apprezzare l'amore dei suoi cari.  Attualmente la sua è una famiglia che vive lodando e benedicendo Iddio.  Ecco a cosa serve la preghiera della notte.
 UNA FAMIGLIA DIVISA SI RICOMIPONE
Sono andata a predicare in un paese del Sud America dove ho conosciuto una giovane appartenente ad una famiglia molto ricca.  Ella mi confidò che era molto triste perché i suoi genitori si erano separati.  Pensai subito che il padre avesse un'altra donna, ma ella mi precisò che i genitori erano in età avanzata e si erano separati perché la convivenza nella sua casa era diventata un inferno. I genitori non si comprendevano più: se il padre diceva bianco, la madre rispondeva nero e viceversa.  Non ce la facevano più e il padre se ne era andato di casa.  La giovane mi raccontava: "io non mi sono sposata per prendermi cura di loro, e ora cosa faccio dato che non vivono più insieme. Io non voglio lasciare mia madre e neppure posso permettere che mio padre muoia da solo.  Blanca prega per me”.
Le insegnai la preghiera della notte da fare tutti i giorni per i genitori.  Dopo alcuni mesi mi ha inviato la seguente lettera: "Cara Blanca, grazie perché mi hai aiutato ad alleggerire e poi a far scomparire il mio dolore.  Intercedendo davanti a Dio per i miei genitori e insegnandomi la preghiera della notte hai permesso che nella mia casa arrivasse una grande benedizione: i miei genitori sono tornati insieme con grande gioia di tutti noi figli.  Ho fatto quello che mi hai insegnato.  Avevo chiesto che il Signore li riunisse il 24 di dicembre; invece è stato il 31 e così abbiamo trascorso un fine d'anno meraviglioso con la certezza di altri cento futuri stupendi.  Mio padre è ritornato a messa dopo diversi anni.  Sembra essere un altro uomo". 
UNA GUARIGIONE FISICA
Un'altra testimonianza che ha commosso il mio cuore è la seguente: una giovane di circa quindici anni ebbe un incidente in moto con il suo ragazzo e nell'urto fu scaraventata a diversi metri di distanza.  Nel cadere urtò il viso a terra rimanendo gravemente deturpata.  In ospedale ricevette tutte le cure possibili ma il volto rimase distrutto.
A detta dei dottori presto avrebbe perso anche i denti.  Il dentista la mandò da un suo collega per effettuare una speciale radiografia per tentare di salvare almeno qualche dente.  Prima di procedere fu necessario aspettare che il viso le si sgonfiasse.
Nel frattempo la mamma incontrò un'amica alla quale raccontò il suo dolore.  Quest'ultima le parlò della preghiera della notte consigliandole di farla per la sua figliuola.  La donna non credeva molto in Dio ma presa dalla disperazione accettò.  Iniziò la preghiera e la ripeteva diverse volte sia di giorno che di notte.  Ogni volta che vedeva la sua bambina con il volto cosi deformato e pensava che all'età di 15 anni avrebbe perso tutti i denti, si sentiva lacerare il cuore.  Ella cominciò a pensare a Gesù come al dentista divino, immaginando che con le sue mani toccava le radici dei denti di sua figlia e le guariva.
Trascorsero alcuni giorni, il viso della ragazza si sgonfiò e potettero quindi tornare dallo specialista per la radiografia.  Quando il dottore vide la richiesta del collega, chiese il perché di quegli esami dato che la ragazza, secondo lui, non aveva bisogno di alcuna estirpazione.  La madre spiegò dell'incidente e di come i denti fossero rimasti gravemente danneggiati, ma il dottore affermò  ancora una volta che la ragazza aveva dei denti sanissimi.  Per rassicurare la madre, che si vedeva alquanto preoccupata, il dottore eseguì le radiografie previste e le inviò al collega.  Questo, visti i risultati, dopo averli confrontati con i precedenti rimase stupito.  Realmente la ragazza aveva una dentatura perfetta.  Gesù aveva avuto compassione di quella mamma e aveva guarito la sua bambina.
Da questa testimonianza possiamo constatare che questa preghiera, in casi particolari, può essere fatta anche in momenti diversi dalla notte.  Bisogna seguire i suggerimenti dello Spirito Santo. La cosa più importante è farla con perseveranza per almeno tre settimane.  Se qualche volta, in particolare di notte, dovesse essere saltata perché la persona non si è svegliata o magari di giorno se ne è dimenticata, non deve preoccuparsi perché è Gesù che guarisce e lui conosce ogni cosa della persona alla quale è indirizzata la preghiera.  Si può continuare il giorno dopo senza porsi alcun problema.
Ricorda che durante la stessa notte si può pregare per più persone.  La cosa essenziale è il non cambiare l'intenzione per la persona per cui preghi.  Tieni sempre presente che bisogna sovrapporre una registrazione su di un nastro già registrato, e quello che bisogna registrare è che Gesù ama e guarisce.
Grazie Gesù per il tuo amore e per le tue benedizioni, grazie perché tu non sbagli, grazie perché sei il nostro Dio e il nostro Signore.  Tu sei stato grandioso con noi e per questo ti lodiamo.

PREGHIERA



“Gesù, credo fermamente che Tu sai tutto, puoi tutto e vuoi per tutti il nostro maggior bene.

Ora Ti prego, avvicinati a questo mio fratello che si trova nel disagio e nella sofferenza.

Io ti seguo in adorazione col cuore e con il mio Angelo custode.

Poni la Tua SS.ma mano sul suo capo, fagli sentire i battiti del Tuo Cuore, fagli sperimentare il Tuo ineffabile Amore, rivelagli che il Tuo Padre Divino è anche Padre suo e che tutti e due lo avete amato da sempre e gli siete sempre stati vicini, anche quando lui non vi pensava e non vi amava quanto doveva.

Gesù, assicuragli che non c'è nulla da temere, e che ogni problema e angustia si possono risolvere col vostro aiuto onnipotente e col vostro insondabile Amore.

Gesù, abbraccialo, confortalo, liberalo, guariscilo, specialmente in quella zona e da quel male, da quella sofferenza di cui soffre.

Amen.


Mio Signore Gesù, grazie per il Tuo indefettibile Amore.

Grazie, perché non vieni mai meno alle Tue promesse.

Grazie per le Tue meravigliose benedizioni.

Grazie perché Tu sei il nostro Dio, la nostra vera gioia, il nostro Tutto.

Amen!”

Vangelo di oggi 20 Dic 2010

Vangelo Lc 1, 26-38
Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

Dal vangelo secondo Luca
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

***
Mi sembra di vederla. Lei, Maria, la ragazza di Nazareth scelta dall’eternità per dare carne al Figlio di Dio.

Lei, Maria, con ancora nelle orecchie la voce leggera dell’angelo e nello stomaco tutta la paura, la gioia, la confusione per quell’annuncio senza precedenti nella storia dell’umanità.

Maria l’ha scoperto sulla sua pelle: le chiamate di Dio non prevedono addestramento. Esigono lo sbaraglio.

Leggo e rileggo il brano dell’Annunciazione che la liturgia ci regala oggi. Al centro di tutto c’è la gratuità di Dio.

Se Maria può accogliere il compito d’essere la madre del Messia, non è certo per meriti acquisiti sul campo di battaglia. L’angelo la saluta come “piena di grazia” e non come “piena di meriti”. Al centro c’è il gratis di Dio nel quale “tutto è possibile”.

Anche in noi opera questa grazia che trasforma tutto ciò che tocca. Anche in noi è possibile questo miracolo se lasciamo aperta la porta, o almeno socchiusa; se ci decidiamo – finalmente! – a non considerare le chiamate di Dio esclusivamente come un premio per le nostre capacità e i nostri meriti, ma come un appello ad aprirsi alla Sua imprevedibile e misteriosa novità. Quindi: se sei convinto di essere pieno di meriti, rilassati un po’; se invece ti senti uno straccio da buttare, tirati su e lasciati raggiungere e amare.

Mi piace questa sosta in compagnia di Maria in questo percorso dell’Avvento.

Lei, piena di grazia, ci ricorda che davanti a Dio non dobbiamo essere i migliori, gli splendidi, i primi della classe. Che almeno davanti a Lui non contano né le carte di credito, né i titoli di studio o gli amici influenti.

Davanti a Lui possiamo liberarci della nostra ansia da prestazione.

Davanti a Dio ci possiamo presentare nudi, con tutte le nostre paure e le nostre fatiche, con tutte le nostre imperfezioni e le nostre fragilità.

Davanti a Dio ci possiamo presentare a mani vuote. A riempirle ci penserà Lui.

* Don Roberto Seregni *

************

“Nulla è impossibile a Dio”.

È questa la nostra forza!
“Nulla è impossibile a Dio”.

Anche Maria, la Vergine fanciulla di Nazareth,
aveva bisogno di essere rassicurata
dall’Angelo con queste parole:
“Nulla è impossibile a Dio”.

Cerchiamo di immaginare la scena,
di metterci nei panni di Maria,
e ci rendiamo conto
di quanto dev’essere stato difficile
accogliere il messaggio angelico.
Maria conosceva bene le Scritture,
sapeva bene che cosa sarebbe venuto a fare
sulla terra il Messia.
Sapeva che fine avrebbe fatto,
perché Isaia aveva descritto
con parole chiare e dure
la fine cruenta di Colui
che da secoli il popolo d’Israele attendeva.

E poi… come avrebbe potuto,
di fronte a Giuseppe e al mondo,
giustificare questa gravidanza?

E poi… come avrebbe potuto,
lei così povera e piccola,
accudire il Bambino di Dio?

E ancora… aveva votato a Dio
tutta se stessa.
Come coniugare insieme la maternità
e la verginità?

Tutte domande inquietanti,
che attraversano la mente di Maria
in quei pochi istanti.

L’Angelo, che legge nel cuore e nella mente,
comprende il suo turbamento,
ma trova le parole giuste
che sanno dare pace:
“Nulla è impossibile a Dio”

Ora Maria può rispondere il suo “sì”.
«Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola».

Ed ecco che il Disegno di salvezza,
preparato dall’Amore del Padre
per riscattarci dal peccato,
può iniziare la sua realizzazione.

Grazie, Maria, Madre di Dio
e Madre nostra,
per aver pronunciato il tuo “sì”
e per esserti fidata di queste parole:
“Nulla è impossibile a Dio”.

Fa’ che anche nella nostra vita
risuonino spesso
e ci diano coraggio nelle difficoltà:
“Nulla è impossibile a Dio”.

Grazie, Signore!
Tu sei Onnipotente,
Tu sei infinitamente Misericordioso,
Tu sei il nostro “Buon Papà Dio”
che ci ama di un Amore incommensurabile.

Gioite, Angeli e Santi del Cielo,
perché la Vergine Maria ha detto “sì”,
e Gesù il Cristo.
per la potenza dello Spirito Santo,
prende dimora nel suo grembo verginale.

Vieni, vieni ancora in mezzo a noi!
Amen! Alleluia! Maranatha!

Messaggio

Lasciate che solo Gesù vi dia gioia

Messaggio del 25 novembre 1993