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domenica 19 dicembre 2010

TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DA FORZA

Commento:" Tutto posso in colui che mi da forza" -
 Fil 4,12-14.19-20

[12]Fratelli,ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà
e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. [13]Tutto posso in colui che mi dà la forza. [14]Avete fatto bene tuttavia a
prendere parte alla mia tribolazione. [19]Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con
magnificenza in Cristo Gesù. [20]Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen


IL SEGRETO DI ESSERE SODDISFATTI

Questo testo proviene dalla parte finale di Filippesi ( 4,10-20) nella quale Paolo ringrazia la comunità per il sostegno
pecuniario inviato per mezzo di Epafrodito. Paolo intratteneva un rapporto particolarmente caloroso con questa comunità,
e questo lo aveva aiutato nei primi tempi della sua missione nel nord della Grecia (4,15). L’arrivo del dono della comunità,
ora che Paolo si trova imprigionato, era una prova ulteriore dell’attenzione della comunità nei suoi confronti.

Il brano rivela un apostolo che è cresciuto in sapienza nel corso delle numerose avversità sofferte. Pur essendo grato alla
comunità per il dono, i rigori del ministero e l’esperienza dell’ imprigionamento gli hanno insegnato a viver con equanimità in
tempi di abbondanza e di bisogno. Di più, egli ha imparato che può tutto in Cristo che gli ha dato forza. Effettivamente, il
Paolo imprigionato è diventato un modello di cosa significhi vivere in buone e in cattive circostanze. Questo testo parla a
una società dei consumi che tiene in grande conto la vita confortevole e una sovrabbondanza di ricchezza. Si vive
nell’abbondanza o nel bisogno, ma pochi conoscono il segreto di vivere con ambedue. I predicatori dovrebbero ricordare
alle loro comunità che la pace non viene dall’abbondanza dei beni materiali come del resto come una mancanza di beni
del genere non può privare della pace. Il segreto della pace è vivere tenendo delle circostanze, specie quando esse
possono esserci cambiate e sfuggono al nostro controllo.


TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DA FORZA

L’esperienza di Paolo ci può aiutare a capire che ciò che veste l’uomo non è la sua povertà o la sua ricchezza, ma il suo
essere uomo. Un’esperienza chiama l’altra, perché nel tempo la sazietà non è mai definitiva, ma segue e a sua volta
genera ancora fame, è interessante pensare a questa dimensione di non finitezza, perché quello che a volte ci
disorienta è proprio la precarietà del definitivo. Abbiamo raggiunto un obbiettivo, pensiamo di aver faticato e ottenuto frutti,
ci culliamo nell’idea di essere a posto. Questa esigenza ci impedisce di vivere! Essere a posto….ma in che? Stare bene,
sazi, non più bisognosi, autosufficienti…..il salario di una tale condizione è la solitudine aspra del fai da te. Quanto è invece
vitale aver bisogno dell’altro, sentire i morsi della fame che ti spingono verso il Pane, avvertire la necessita di un amore
personale che colmi il vuoto dei momenti più tristi.

Commento dal monastero Janua Coeli.


• Nonostante la nostra sazietà riusciamo ad essere aperti ai bisogni del prossimo?

• Ai delle false sicurezze di cui dovresti spogliarti e farne a meno?


AVETE FATTO BENE TUTTAVIA A PRENDERE PARTE ALLA MIA TRIBOLAZIONE

“ Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione….” .L’occasione concreta in cui Paolo scrive è una
situazione di difficoltà economica, in cui i Filippesi gli sono venuti incontro. E Paolo ringrazia con gioia, anche se non è
sua abitudine accettare compensi economici dalle comunità. E’ consapevole di essere in grado di affrontare ogni difficoltà,
se necessario. Ma si rallegra della schietta amicizia dei Filippesi, gli unici da cui accetta aiuti economici,perché sono il
segno di una sincera partecipazione alle sofferenze affrontate per il Vangelo.

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